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Silvio Berlusconi è venuto a mancare nella mattinata di lunedì 12 giugno 2023, e verrà per sempre ricordato come un uomo che ha influenzato la politica e la società italiana come pochi altri, ed è stato un grandissimo innovatore nel mondo del calcio.

Dopo aver lasciato il Milan, Berlusconi e Galliani sono diventati proprietari del Monza, portando i brianzoli dalla Serie C a una storica prima promozione in Serie A.

Qui però vogliamo ricordare il Berlusconi milanista, quello che è stato a capo della società rossonera dal 1986 al 2017, e ha ottenuto ben 29 successi in campo nazionale e internazionale. Proviamo a dividere i suoi successi fra tre grandi allenatori che si sono succeduti sulla panchina del Milan.

 

Titolo Anni
Scudetto 8 (1987/88, 1991/92, 1992/93, 1993/94, 1995/96, 1998/99, 2003/04, 2010/11)
Coppa Italia 1 (2002/03)
Supercoppa italiana 7 (1989, 1992, 1993, 1994, 2004, 2011, 2016)
Coppa dei Campioni/Champions League 5 (1988/89, 1989/90, 1993/94, 2002/03, 2006/07)
Suoercoppa Europea 5 (1989, 1990, 1994, 2003, 2007)
Coppa Intercontinentale/Mondiale per Club 3 (1989, 1990, 2007)

 

 

Il grande Milan di Sacchi (1987-1991)

È il primo Milan vincente dell’era Berlusconi, che inizia a vincere in Italia e in Europa.

La mission del presidente era stata chiara: “vincere attraverso il bel giuoco, e diventare protagonisti in Italia, in Europa e nel mondo”. Dopo la prima stagione con in panchina Nils Liedholm- che verrà sostituto da Capello a fine stagione- nell’estate 1987 Berlusconi prende Arrigo Sacchi dal Parma, un allenatore sconosciuto al grande pubblico. In lui Berlusconi vede un visionario e un sognatore, propri come lui, e la mossa è azzeccatissima, perché al primo anno Sacchi conquista lo scudetto.

La squadra è molto forte, impreziosita da due campioni come gli olandesi Ruud Gullit e Marco Van Basten- l’anno dopo arriverà anche Frank Rijkaard- con il secondo che salta però quasi tutta la stagione causa problemi alla caviglia (che lo costringeranno dopo pochi anni al ritiro).

L’obiettivo vero di Berlusconi è però l’Europa, e la Coppa dei Campioni arriva sia nella stagione 1988/89 (4-0 in finale a Barcellona allo Steaua Bucarest), che nel 1989/90, quando il Milan di Sacchi batte a Vienna il Benfica per 1-0.

Il tutto viene impreziosito dai due titoli mondiali conquistati a Tokyo nel 1989 e 1990, e dalle Supercoppe europee degli stessi anni.

Sacchi però richiede un gioco molto dispendioso, che sfianca e annoia i giocatori, così che il tecnico di Fusignano lascia Milanello nel 1991 per andare in nazionale, e Berlusconi è pronto per la sua seconda scommessa vincente.

 

Il grande Milan di Capello (1991-1996)

Via Sacchi, Berlusconi decide di promuovere allenatore Fabio Capello, che ha studiato da manager alla Fininvest, ma in panchina ha avuto solo una breve esperienza al Milan quattro anni prima.

Lo scetticismo è tanto, ma Capello si siede sulla panchina del Milan e vince 3 scudetti consecutivi, con un gioco meno spettacolare rispetto a Sacchi, ma meno dispendioso e più redditizio. Capello va anche tre volte in finale di Champions League, vincendo nel 1994 ad Atene con un incredibile 4-0 al Barcellona.

Il canto del cigno di Capello è lo scudetto del 1996, poi Don Fabio tornerà al Milan nel 1997/98, dopo l’esperienza vincente a Madrid con il Real, ma il ritorno sarà un totale fallimento.

 

Il grande Milan di Ancelotti (2001-2009)

Dopo due anni tribolati, il Milan si porta a casa lo scudetto anche nella stagione 1998/99, con Alberto Zaccheroni in panchina, un tecnico mai particolarmente amato da Berlusconi, che non perderà occasione di punzecchiarlo.

Berlusconi torna ad innamorarsi del gioco del Milan quando arriva Carlo Ancelotti in panchina, che nella stagione 2002/03 riporta la Champions League ai rossoneri. L’anno dopo Ancelotti vince anche lo scudetto e, dopo aver perso malamente la Champions League a Istanbul con il Liverpool nel 2005, il Milan riconquisterà la coppa nel 2007, battendo in finale ad Atene sempre i Reds.

L’ultimo scudetto per Berlusconi alla guida del Mian arriva nel 2011, con Max Allegri in panchina, un altro tecnico non particolarmente amato dal presidente.

È un Milan ormai in declino, dove Adriano Galliani deve fare i numeri per mettere in piedi squadre competitive, così che Berlusconi decide di lasciare nel 2017, e vende la squadra a Yonghong Li. La proprietà cinese durerà solo un anno, quando il fondo Elliott subentra per l’inadempienza di Li, e diventa proprietario della squadra rossonera.

Berlusconi e Galliani sono ormai lanciati nel progetto del Monza, ma non smetteranno mai di tifare e seguire il loro Milan, la squadra di cui sono sempre rimasti innamorati.

 

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