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Si riparte! No, tutti fermi, non si riparte più. Si riparte ma solo con la possibilità per gli atleti di sport individuali di allenarsi. No, anche gli atleti di sport di squadra potranno allenarsi all’interno delle strutture adatte.

In questi giorni le notizie si susseguono, dichiarazioni e smentite si accavallano ogni giorno da parte di ministri, viceministri e addetti ai lavori, conferme e smentite sulla possibile ripartenza della Serie A dopo lo stop dovuto all’emergenza COVID-19.

 

Quanto ripartirà la Serie A? Facciamo chiarezza.

Proviamo a fare un pò di chiarezza provando a dare risposta a qualche domanda sulla possibile ripartenza.

 

La Serie A è ferma dal 9 marzo 2020 (Sassuolo-Brescia 3-0). Cosa succede quindi? A che punto siamo?

Bella domanda, anche perchè la situazione è in continua evoluzione. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nel Decreto annunciato domenica 26 aprile e andato in vigore lunedì 4 maggio, ha dato la possibilità agli atleti professionisti -e non- di sport individuali di potersi allenare proprio da oggi. Inizialmente pareva che gli atleti professionisti di sport di squadra dovessero adattarsi a questa normativa e allenarsi indivudualmente, ognuno per conto proprio, poi, le disposizione date da regioni come l’Emilia Romagna, la Campania e il Trentino, hanno dato la possibilità ai calciatori di allenarsi sì invidualmente, ma all’interno dei centri sportivi dove solitamente si allenano.

Il Governo in qualche modo ha accettato queste disposizioni regionali o quantomeno si è adattato. Gli atleti di sport di squadra dovranno comunque allenarsi in forma individuale, arrivando al campo già in abbigliamento da allenamento, senza possibilità di fare la doccia al centro dopo gli allenamenti e senza la possibilità di rimanere per il pranzo. Il 18 maggio potrebbe essere data la possibilità di allenarsi in piccoli gruppi, ma ieri sera il ministro dello sport Vincenzo Spadafora si è affrettato a ricordare che qualsiasi decisione in questa direzione non sta a significare che il campionato di calcio tornerà in tempi brevi. Anzi, per Spadafora la strada è ancora lunga, e il sentiero per arrivare al traguardo si fa sempre più stretto (secondo le sue parole).

 

Quale è la posizione dei club di Serie A?

I club di Serie A, in una riunione straordinaria il 1° maggio in Lega Calcio, hanno votato all’unanimità per tornare a giocare il prima possibile (20 club su 20). Inizialmente club come Brescia, Torino, Udinese e Sampdoria si erano opposte ad un possibile ritorno in campo, ma dopo la riunione di Lega, il presidente Dal Pino ha fatto sapere che si è raggiunta l’unanimità.

 

Ok, ma dietro questa volontà della Lega di Serie A non c’è anche un aspetto economico importante?

Ovviamente sì, ma con il calcio in Italia stiamo parlando della terza azienda come fatturato del Paese. Un’azienda che, secondo i dati riportati da Marco Iaria della Gazzetta dello Sport, produce 5 miliardi di fatturato all’anno, di cui 2.7 solo con la Serie A. Il “sistema calcio” paga circa 1.3 miliardi di imposte allo stato italiano e dà lavoro, compreso l’indotto, a più di 100.000 persone. Normale quindi che aziende- perchè questo le squadre di calcio sono- che hanno questi numeri vogliano ripartire- appena possibile e ovviamente in sicurezza.

La ripartenza della A avrebbe dei benefici a livello di mutualità anche per la Serie B, la C e i dilettanti, tanto che il presidente della Lega Pro Ghirelli, sapendo che la sua categoria non potrà completare la stagione perchè le squadre non sono in grado di rispettare il protocollo sanitario, spinge per una ripartenza almeno del campionato maggiore, con benefici a cascata poi sulle serie minori e lo sport di base.

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Ok, ma allora perchè Paesi come Francia, Olanda e Scozia si sono già fermati e il Belgio potrebbe seguirli a breve?

Ogni Paese ovviamente ha situazioni diverse, anche perchè l’impatto della pandemia è stato diverso in Europa. In Paesi come Olanda, Francia e Scozia però c’è un aspetto importante da considerare: tutti e 3 i campionati quest’estate hanno la scadenza dei contratti dei diritti TV in essere e dovranno rinegoziarli. In pratica con questa stagione si chiude un contratto e se ne dovrà aprire un altro (con gli stessi provider o altri). La situazione è un pò più complicata per Paesi come Italia, Inghilterra, Germania e Spagna, che hanno contratti in essere che proseguiranno anche nella prossima stagione.

Facendo l’esempio dell’Italia, nella stagione 2020/21 si ripartirà- quando si ripartirà- sempre con SKY, DAZN e IMG (quest'ultimo per i diritti esteri). Queste 3 aziende hanno già detto di non voler pagare a maggio 2020 l’ultima rata di questa stagione per dei diritti di eventi che non hanno potuto trasmettere perchè gli eventi non si sono potuti svolgere (o comunque vogliono una scontistica). Si rischiano ovviamente contenzioni che sia le TV che la Lega Calcio vorrebbero fortemente evitare visto che la collaborazione dovrà continuare comunque anche nella stagione 20/21.

 

C’è un protocollo medico da rispettare però. Cosa succede se un giocatore durante la ripresa del campionato dovesse risultare positico al COVID-19?

Questo è un punto spinoso. Il protocollo medico è giustamente molto rigido e costringe i calciatori ad allenarsi in ambienti sanificati, essere testati con tamponi più di una volta a setitmana, con la temperatura corporea che verrà misurata prima di ogni allenamento e partita. La scorsa settimana 2 giocatori e un fisoterapista del Colonia- la Bundesliga ha ripreso gli allenamenti individuali ad inizio aprile- sono risultati positivi al coronavirus (asintomatici) e il club, in accordo con la Lega calcio tedesca, ha deciso di mettere solo loro in quarantena e non l’intera squadra che continuerà ad allenarsi.

In Italia il protocollo medico dice invece che tutta la squadra dei giocatori risultati positivi dovrebbe andare in quarantena e, in caso di partita a campionato ricominciato, anche la squadra avversaria. Ovviamente, in quest ultimo caso, si rischierebbero altri stop una volta il campionato dovesse riprendere. Questa settimana sarà ovviamente importante perchè, se la Serie A dovesse ricominciare, non potrà farlo dopo la metà di giugno, visto che la UEFA ha stabilito che tutti i campionati in Europa per quanto riguarda la stagione 2019/20 dovranno terminare entro il 2 agosto 2020 e la Serie A deve recuperare 12 giornate, più alcuni recuperi, più eventualmente il ritorno della due semifinali e la finale di Coppa Italia.

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