In questa serie di articoli, Jonathan Wilson ci fa rivivere i 5 incontri più belli nella storia della Champions League di questo secolo. La scorsa settimana abbiamo rivissuto la vittoria del Barcellona per 2-0 contro il Manchester United nella finale del 2009, una delle più grandi vittorie in panchina per Pep Guardiola. Oggi nella n° 4, raccontiamo una delle peggiori disfatte dell’allenatore catalano…
4) Bayern Monaco 0-4 Real Madrid (semifinale di ritorno, 2013-2014)
Per raccontare la storia della Champions League degli ultimi 10 anni, non possiamo non raccontare un personaggio che di questa storia è stato protagonista: Pep Guardiola. Possiamo definire lo spagnolo un visionario dal punto di vista tattico che in 10 stagioni da allenatore ha collezionato 8 campionati. Ha ridefinito quello che veniva inteso come “possesso palla” e “palleggio” ma non vince la Champions in panchina dal 2011. Guardiola ha vinto meno Champions League rispetto a Zidane, che dal punto di vista tattico non ha avuto nessun impatto nella storia del calcio moderno.
Nelle prime 4 stagioni al Barcellona, Guardiola ha vinto la Champions nel 2009 e 2011, e nelle altre due occasioni è stato eliminato in semifinale dall’Inter di Mourinho (2010) e dal Chelsea di Di Matteo (2012). In entrambe le eliminazioni però, gli allenatori avversari hanno alzato le barricate e hanno dovuto subire un assedio negli incontri giocati al Camp Nou.
I primi segni di cambiamento nell’approccio del calcio di Guardiola alla Champions si sono avuti nel 2013, quando il Pep era a New York per vivere un anno sabbatico, e il Barcellona, allenato da Tito Vilanova, venne battuto dal Bayern Di Heynckes con un complessivo 7-0. In quell’estate, i bavaresi assunsero come allenatore proprio Guardiola, che inziava a lavorare con una squadra che arrivava da un Triplete di successi, e in Europa aveva distrutto quella che era stata finora la filosofia del “guardiolismo” (anche se Vilanova non era Guardiola, ma ovviamente seguiva i suoi princìpi di calcio).
Appena arrivato in Baviera, Guardiola apportò subito la sua filosofia del “juego de posicion” e con i bavaresi vinse campionato e coppa al primo tentativo giocando un gran calcio. Era chiaro a tutti che Guardiola stava traghettando il Bayern verso una nuova era, ma Heynckes aveva lasciato la stessa squadra con il titolo di campione d’Europa, una stagione quindi difficile da ripetere.
Con Guardiola alla guida, il Bayern vinse i primi 5 incontri del gruppo di Champions, e durante la stagione distrusse l’Arsenal e battè il Manchester United, per arrivare così a conquistare la semifinale contro il Real Madrid allenato da Ancelotti.
Il Bayern dominò fin dalla gara di andata al Bernabeu il possesso palla, arrivando a totalizzare l’82% di possesso dopo 18 minuti di gioco, ma poi su una ripartenza, Fabio Coentrão riuscì a servire Benzema che portò in vantaggio le Merengues. Da lì in poi, il Bayern continuò ad avere il posseso palla, ma fu il Real Madrid ad avere le occasioni migliori sottoporta.
La partita terminò 1-0 per gli spagnoli e, a fine partita ai microfoni di Sky Italia Fran Beckenbauer sentenziò:” il possesso palla non serve a nulla se lasci le migliori occasioni agli avversari. Dobbiamo ringraziare il Madrid che non ha segnato più gol”.
Durante la cena post-partita a Madrid, Guardiola decise che per il ritorno avrebbe schierato il Bayern con il 3-4-3. Pep comunque sapeva benissimo che i problemi avuti nella semifinale di andata di Champions non erano stati solo tattici, ma la sua squadra era calata anche fisicamente e come intensità dopo la conquista della Bundesliga. Durante il volo di ritorno in Germania, cambiò quindi di nuovo idea. Non giocava con la difesa a tre da dicembre, quindi decise che avrebbe optato per il 4-2-3-1, liberando così sulle fasce sia Robben che Ribery.
Il venerdì dopo la partita di Madrid, arrivò la notizia della morte di Vilanova a Barcellona. Il sabato il Bayern vinse in maniera convincente contro il Werder Brema per 5-2, con Ribery in gran spolvero e Robben in gol dopo essere subentrato dalla panchina, ma i bavaresi avevano fatto vedere parecchi problemi in difesa. Il lunedì all’allenamento Guardiola cercò di capire come stavano i suoi ragazzi, che sembravano carichi, pronti alla rimonta, e quindi decise di non optare per il 4-2-3-1, ma per un più offensivo 4-2-4. In seguito, Guardiola ammise che quella fu la “cazzata” piò grande fatta finora nella sua carriera di tecnico.
Nel match di ritorno, Bale approfittò subito di un errore di Modric e mise dentro di testa su cross di Modric dopo 16 minuti. Quattro minuti dopo, il Real aveva già raddoppiato e a quel punto al Bayern sarebbero serviti 4 gol per passare il turno. I bavaresi non dettero mai l’impressione di poter tornare in partita, e anzi furono i madrileni a segnare ancora con una doppietta di Cristiano Ronaldo, prima con un gol sul finire del primo tempo, e poi con una punizione che fissò il punteggio sul 4-0.
La squadra di Guardiola era stata fatta a fette dalla ripartenze e dai calci di punizione avversari. Dopo quella partita fu chiaro che se una squadra fosse riuscita a superare il primo pressing di Guardiola, i giocatori avversari si sarebbero trovati poi molti spazi da attaccare.
La storia è continuata fino ad oggi, con Guardiola che è ancora alla ricerca di un successo in Champions 9 anni dopo l’ultimo trionfo sulla panchina del Barcellona.