La stagione sportiva 2019/20- causa pandemia da coronavirus- non è ancora conclusa, ma in casa Milan da settimane si discute di un possibile cambio in panchina, che rappresenterebbe un vero e proprio cambio di filosofia e di gestione del club.
Il Milan post-lockdown però, non ha mai perso, è tornato in corsa per un posto in Europa League, e sotto la guida di Pioli appare sempre più convincente. Quindi, a questo punto è giusto cambiare ancora tutto come è stato fatto negli ultimi anni senza molto successo? Non è meglio proseguire con l’allenatore emiliano e non ripetere l’errore fatto l’anno scorso con l’allontanamento di Gattuso?
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Allenatore Milan: perché è giusto cambiare
Il fondo Elliott e il suo referente italiano Ivan Gazidis, con la scelta del tedesco Ralf Rangnick, non vogliono solo cambiare allenatore, ma vogliono proprio cambiare e rivoluzionare il modo in cui il Milan verrà gestito. Rangnick, considerato in Germania un visionario- nel senso buono del termine- è un “integralista sacchiano”, che ha allenato in Bundesliga Hoffenheim e RB Lipsia e, più che ottenere vittorie, ha imposto in tutti i club in cui è stato una filosofia di gioco offensiva e si è messo in luce come grande scopritore di talenti.
Questo è esattamente ciò che cerca il fondo che attualmente è proprietario del Milan: fare in modo cioè che il club sia “economicamente auto-sostenibile”, che abbia una filosofia di gioco precisa, possibilmente votata all’attacco, un approccio al gioco positivo, e che la guida tecnica sia in grado, tramite anche il suo staff, di scovare talenti grezzi da svezzare, e poi da rivendere sul mercato a peso d’oro.
Questa non era certo la filosofia del “Milan berlusconiano”, che i talenti andava a prenderli pagandoli spesso fior di quattrini, ma questo non è più il Milan di Silvio Berlusconi, ma un club che da anni chiude i bilanci in passivo, che due anni fa era stato escluso dalle competizioni europee per violazione del FFP (Financial Fair Play) e poi venne riammesso dal TAS di Losanna, per chiedere invece un’autoesclusione dalle coppe nella scorsa stagione.
Il Milan quindi è un club che sta vivendo una situazione economica difficile, che ha come proprietario un fondo che prima o poi vorrà trovare un acquirente, e che vuole una gestione lineare da un punto di vista finanziario.
Ralf Rangnick potrebbe essere l’uomo giusto per replicare ciò che ha fatto, e sta facendo, con la Red Bull prima a Salisburgo e poi a Lipsia: sostenibilità, efficienza, lavoro con i giovani, filosofia di gioco positiva, ritorno graduale verso una grandezza che il club e i tifosi meritano.
Perché non è giusto cambiare allenatore
Il rischio di un “Gattuso bis” è molto forte. L’anno scorso Rino fu allontanato perché faceva esprimere alla squadra un gioco troppo difensivo, rinunciatario, ma il Milan era arrivato a un punto dalla qualificazione alla Champions League, con una rosa certo non di primo livello.
Maldini e Boban la scorsa estate avevano scelto Marco Giampaolo per la ricostruzione ma, alle prime difficoltà, non hanno difeso l’allenatore, chiedendo a Stefano Pioli di arrivare a Milanello per salvare il salvabile.
Boban è stato allontanato dalla società lo scorso febbraio, Maldini probabilmente lascerà il Milan a fine stagione, ma Pioli è riuscito per ora ad assolvere alle sue mansioni. L’arrivo di Ibrahimovic dal mercato di gennaio ha dato una grossa mano, ma il Milan post-lockdown, sembra volare: 4 vittorie e 2 pareggi in 6 partite di campionato, e vittorie convincenti contro big come Roma, Lazio e soprattutto Juventus. Il Milan è reduce dal pareggio di Napoli, e ora dovrà affrontare due partite in casa contro Parma e Bologna.
La qualificazione all’Europa League sembra alla portata dei rossoneri, ma soprattutto Pioli ha dato un’identità di gioco a questo Milan e ha rivitalizzato giocatori che sembravano persi, come Bennacer, Kessie, Rafael Leao, e un Rebic che da gennaio in poi ha iniziato a segnare e non ha più smesso.
Dovesse restare Pioli poi, probabilmente prolungherebbe anche Ibra. Quindi, con il Milan che stiamo vedendo in queste settimane, perché cambiare ancora tutto e ripartire da zero?