Tutti si chiedono che tipo di calcio vivremo al termine di questa emergenza sanitaria. E’ ancora difficile rispondere a questa domanda (perché il tutto dipenderà dalla data di riapertura del Paese, attualmente trasformato in una maxi “zona rossa”), ma è certo che le "aree finanza" dei diversi club, a partire da quelli della Serie A, sono già al lavoro per studiare e valutare una serie di opzioni. L'obiettivo è riequilibrare i conti societari messi in ginocchio dalla diffusione del contagio.
Una cosa è certa: non è possibile giocare regolarmente e non si conosce la data esatta della "ripartenza". E' chiaro che (purtorppo) non si possono incassare i principali introiti da diritti tv, sponsorizzazioni, botteghino e merchandising. Nel frattempo, corrono i costi fissi e, anche nel caso dell’accordo trovato, di recente, tra Juve e prima squadra/allenatore, bisogna fare due considerazioni: tutti i contratti dei tesserati bianconeri sono di durata pluriennale quindi è più semplice “spalmare” contabilmente gli effetti di questi tagli. Vi sono però altre spese (vedi quelle fiscali e previdenziali) che stanno slittando temporalmente, ma pesano come un macigno sui conti futuri.
Uno degli scenari più vicini alla realtà è lo "sfruttamento" della leva del calciomercato, anche se gli addetti ai lavori prevedono un “mercato del baratto”. C'è poi l'idea di affidarsi alle "plusvalenze" come leva bilancistica (anche se in molti casi non assisteremo a veri scambi di denaro tra i club e il tutto si ridurrà ad un maquillage dei conti).
Sarà difficile assstere nuovamente ad affari, come nel 2019 (su scala europea) pari a più di 5,33 miliardi di euro. A livello di club, il R.Madrid (nella foto centrale sopra) ha speso più di 307 milioni di euro. Segue il Barcellona con 255 milioni e l’Atlético Madrid con 243 milioni. Juve (nella foto in primo piano) prima italiana e quarta in classifica in termini assoluti: più di 185,5 milioni di euro.
Fuori, a sorpresa dalla top ten dei club più “aggressivi” sul mercato, sia il Bayern Monaco (Bundesliga tedesca), sia il Paris Saint Germain (Ligue1 francese), che hanno tenuto, in quest’ultima estate, un posizionamento più difensivo, evitando di rispondere alle "sirene" dei procuratori ed agenti FIFA.
Nel complesso, la English Premier League (EPL) ha generato “movimenti” per 1,54 miliardi di euro, LaLiga spagnola per 1,32 mld, la Serie A per 1,17 mld, la Bundesliga per 732 milioni e la Ligue1 per 560 milioni di euro. La Premiership si conferma "regina" assoluta del players trading, ma cresce il peso del campionato iberico, grazie anche agli affari generati dalle "corazzate" R.Madrid, Barcellona e Atlético Madrid (all'appello manca soltanto il Valencia CF).
Una montagna di denaro che sicuramente non vedremo nella prossima finestra “estiva” (alla luce dell'emergenza che stiamo vivendo da diverse settimane), anche se il "calciomercato" dovesse durare più di un mese. Quello che manca non è eventualmente il tempo a disposizione, semmai i soldi da spendere (per l'acquisto dei calciatori). L’Italia sicuramente è uno dei mercati più deboli sotto il profilo finanziario, ma sarà un'estate lunga e assolutamente dura per tutti (a partire proprio dai nostri club professionistici)!
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